Playground(s)

Gummy Gue sono un duo di artisti visivi che lavorano principalmente nello spazio pubblico. La loro ricerca sviluppa un sistema di codici formali che seguono una determinata logica. Una grammatica personale che si esprime in una visione sospesa, per suggerire universi possibili attraverso una figurazione che confina con l’astratto.

Dal 2016 fotografo i loro “Playground” cercando di reinterpretarli attraverso la mia visione. Trattandosi di progetti di rigenerazione urbana ho scelto di dargli vita attraverso i gesti atletici di chi quelle opere le vive nella quotidianità mettendole in relazione alle intenzioni del progetto di espandersi in nuove possibili narrazioni visive.

Oramai sono molti i campi da basket realizzati come opere di street art, ma ai tempi del primo Playground, ad Alessandria, esistevano pochissime opere di quel genere. In rete trovai unicamente immagini che ritraevano campi da basket come quadri astratti, privi di vita.
Opere nate per ridare vita a quartieri disagiati, venivano fotografate dimenticandosi della loro raison d’être, ovvero le persone per cui quelle opere erano nate.

Non ho usato droni bensì un cestello a venti metri d’altezza. Sebbene le vertigini mi togliessero il fiato, non poteva esserci intermediazione. Avevo bisogno di freschezza, di un contatto diretto tra me e i giocatori. Da quelle fotografie è nata la prima serie “Playground”, ma soprattutto la mia amicizia e collaborazione con Gummy Gue.