Osservando le piante mi trovo spesso a riflettere sulla difficoltà con cui ci accorgiamo di loro, solitamente non ne abbiamo vera consapevolezza. E’ un fenomeno ben conosciuto dai ricercatori: la plant blindness, ovvero l’incapacità di vedere o notare le piante nel proprio ambiente. Questa cecità, non a caso, si traduce in una loro sottovalutazione e in un interesse limitato per la loro conservazione. Nella società umana si tende a ritenere che gli animali siano fondamentalmente più interessanti e visibili delle piante.
“Se mostro a qualcuno prima una foto che ritrae delle persone o degli animali in mezzo alla foresta e poco dopo la stessa foto senza i soggetti animali e chiedo ‘cosa c’è qui?’ quasi tutti mi diranno ‘niente’. Eppure, senza le piante, gli animali non esisterebbero: la vita stessa sul pianeta forse non esisterebbe e, qualora esistesse, sarebbe qualcosa di terribilmente diverso.“
Stefano Mancuso
Qual’è l’ultimo animale che hai visto? Riesci a ricordare il suo colore, dimensione e forma? Sapresti distinguerlo facilmente da altri animali, magari anche della stessa razza?
Sapresti dirmi lo stesso dell’ultima pianta che hai visto?
Se le tue immagini mentali degli animali sono più nitide di quelle delle piante, non sei solo. I bambini riconoscono gli animali come creature viventi ben prima di poter dire che anche le piante siano vive. Se proviamo a disegnare una pianta tendiamo a rappresentarla in maniera estremamente semplificata, molto più di quanto non faremmo con un animale.
Siamo naturalmente portati a empatizzare e a fare sforzi per conservare specie con caratteristiche simili a quelle umane. E’ una delle ragioni cognitive che ci portano a sottostimare l’importanza delle piante per la nostra sopravvivenza. O i rischi che esse corrono. Lo sapevi, ad esempio, che almeno un terzo delle specie di cactus è a rischio estinzione?
I miei ritratti di piante, o come li chiamo “nudi di pianta”, sono dei negativi realizzati attraverso l’inversione della luminosità. Non ci accorgiamo coscientemente del fatto che siano negativi proprio a causa della plant blindness.
Lavoro completamente al buio, illuminando le piante con una torcia, indagandole nella loro tridimensionalità. Prima di scattare una fotografia può passare molto tempo. L’indagine è un atto contemplativo e di ascolto. In un mondo che corre freneticamente la mia è slow photography. Un’osservazione consapevole, un dialogo con la pianta che voglio ritrarre.